| Lain
Come tutte le volte, la guardò andare via senza dire una parola, ma si ritrovò con la sinistra alzata verso la figura di Xana, ormai sparita da qualche istante. Appena i pensieri tornarono a trafficare, interrotti dal veloce quanto etereo contattato fra le loro labbra, capì davvero le parole della sempai. Sabato sarebbe andata di certo ad aiutarla con la cucina, anche se non aveva una grande esperienza, aveva osservato abbastanza il padre per capirne qualcosa. Si chiese ovviamente oltre a loro chi ci sarà da Xana, immaginò suo padre e immaginò, seppur vagamente, anche perché fosse una cosa complicata. Il padre della sempai... si chiese che aspetto avesse, chissà magari è albino pure lui. Immaginare una versione di Xana maschile e più anziana non le fu proprio possibile e probabilmente stava lavorando troppo di fantasia. Tornò dentro, pronta a sentire le lamentele e le domande dei genitori e ora che Xana era andata via, si sentiva più tranquilla. Questa sua visita è stata provvidenziale, ma con lei accanto non se la sentiva di discutere realmente coi genitori. Richiusosi la porta alle spalle, li sentì parlare in cucina. << Hai visto che aveva sul collo, come si fa a procurarsi una ferita simile? E poi... era sicuramente albina. Pur lavorando in un ospedale non avevo mai visto un albino. >> << Albina? Ah ecco perché sembrava essere... strana, pensavo fosse un qualche tratto particolare russo. >> << Russo? >> << Si, te l'ho detto no, la ragazza è una, come posso dire... principessa moderna. Lo sentii quando costruirono la sua villa. Si diceva addirittura che fossero discendenti dello zar o che so io. >> Non sapeva se ridere o infuriarsi coi genitori, ma almeno avevano aspettato che la sempai fosse andata via. In cucina, i genitori erano ancora seduti mentre Lain aprì il frigo, riempiendosi il bicchiere di coca-cola fredda. Magari poteva raccontare anche tutta la parte sull'incesto e le altre fantasiose origini che la sempai le aveva detto, giusto per completare l'atmosfera di stranezza che si era creata. << Cos'è questa storia della stanza? >> tagliò corto la madre. Posò il bicchiere svuotato sulla tavola. << Lascia perdere, non importa... >> << Importa invece, scordandoci ciò che è successo ieri, anche sta notte sei scesa senza dire nulla e, pure se non hai 12 anni, non è una cosa intelligente da fare. >> Perse un battito a quelle parole, pensava che nessuno l'avesse vista. << COSA!? E perchè non me l'hai detto prima? >> << Calma, appena l'ho sentita sono andato con lei perciò non c'è bisogno di preoccuparsi. E poi, solo questa volta almeno in parte era giustificata, adesso siamo pari per lo schiaffo che ti ho dato. >> Ragionamenti che solo padre e figlia potevano comprendere. << Il problema è un altro, Lain, sei sicura che la principessa non stia influenzando troppo le tue scelte? >> Passò su la scappata notturna anche la madre, soffermandosi sulla questione detta dal marito. << Per una volta sene è accorto persino lui, l'università, con tutto ciò che ne comporta è qualcosa di fondamentale nella vita e deve rimanere separato dalle tue... cotte, che sono qualcosa di estremamente passeggero. >> << Per te sono sempre cotte passeggere... si è per questo che voglio andarmene, e sai cosa, non puoi impedirmelo!. >> Ancora prima della ritrovata rabbia di Lain ci fu il sospiro rassegnato del padre, trovare un compromesso o semplicemente discutere era impossibile, madre e figlia erano troppo distanti su quel argomento. Una le considerava nient'altro che sbandature adolescenziali, l'altra credeva d'aver trovato l'amore della vita. Indifferentemente su chi aveva ragione, per il bene della famiglia l'uomo sapeva che ci voleva un buon compromesso. << Non esagerare signorina, se diciamo che non ti muovi di qui, tu non vai da nessuna parte e lo sai bene. Non mi interessa se sai la protetta di Xana o qualcos'altro, ma se vuoi andare a vivere all'università solo per capriccio, allora non sene parla. Qualcosa mi dice che della stanza non ti frega nulla ma non ho capito cos'è che vuoi... >> << Tsè... è arrivato il genio della situazione. Io andrò invece nella stanza dell'università, siccome è gratuita e non c'è nulla che me lo vieti. >> << Non fare la bambina incazzata e parla chiaro invece, solo così potremo aiutarti. Non credere mi faccia piacere vederti scappare di cosa o scendere nel cuore della notte... Cosa c'è che non va, e non dirmi li solito battibecco con tua madre che non ci credo. >> A quella parole anche la moglie stava per mandarlo a quel paese ma fortunatamente tacque. << Niente >> fu la sua risposta borbottata. << Te lo dico io invece cos'è che non va, sei così accecata da quella che in testa speri solo di stare giorno e notte con lei. Non c'è altra spiegazione alla tua voglia di andare al dormitorio dell' università >> Strinse i pugni,Lain, sempre col viso abbassato. Sentì l'orgoglio e la rabbia prendere il sopravvento, stavolta seriamente e molto più delle altre volte. << Cosa c'è che non va? VOI non andate! Non vi sopporto più! Credete che non vi senta? Credete che la notte sia sorda? Non vi sopporto, non fate altro che litigare, su tutto! >> Lacrime cominciarono a scenderle copiose << Anche ieri quando sono tornata, perché credi sia scesa? Perché mi divertiva? IO... io, ogni volta ho paura di come andrà a finire, che un giorno seriamente ci sarà il divorzio che speso vi urlate addosso e... forse sono grande ma... ho paura. Perciò voglio accettare l'opportunità di dormire nel dormitorio, così non dovrò più sentirvi! >> Ci fu qualche attimo di silenzio dopo le parole, praticamente urlate, di Lain. Poi scappò nella sua stanza, odiava che qualcuno, persino i suoi genitori, la vedesse piangere. Se dovesse ripetere ciò che aveva detto, probabilmente non ne sarebbe stata capace, perché erano stati solo i sentimenti e non il cervello a parlare.
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