Yuri's Heart ~ GDR Yuri, Manga, Hot & Soft Yuri

Dormitorio ospedaliero per osservazioni, la "casa" di Jubei Outer

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CAT_IMG Posted on 27/7/2015, 07:55     +1   -1


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Jubei

il cambiamento dell'umore di Giglia era quasi tangibile. Jubei stessa ricordava che pochi minuti prima quella ragazza le stava piangendo in seno, mentre ora era come una bimba che scopre il mondo, ogni minuto, ogni secondo anzi, qualcosa di nuovo e fantastico. si inchinò anche lei, guardando i pesci che guizzavano. non si fanno prendere molto facilmente. Jubei ci ha provato, ma in qualche modo, sono stati i pesci a prendere Jubei e non il contrario.. rise al ricordo del tuffo poco aggraziato che fece, uno dei primissimi giorni che aveva deciso di prendersi cura del giardino, e del giardiniere che la tirò fuori. assomigliava a un gattino bagnato, con un'aria colpevole in volto, ma dentro di se, era felice.. proprio come in quel momento. e lo era anche di più, perchè aveva qualcuno con cui condividere quei momenti. qualcuno che finalmente stesse dalla stua stessa parte... qui vicino non è molto profondo, ma in centro lo è eccome. forse un metro o più. a loro, indicando i pesci piace ogni tanto il freddo e il buio, quindi si nascondono. ma oggi c'è sole, quindi il calore.. riscalda i loro corpi.. disse con aria da professoressa.. per poi scoppiare a a ridere Jubei ricorda quello che il venditore di pesci disse, quando ne portò alcuni nuovi.. si alzò, spazzolandosi leggermente le gambe vieni Yuricchi.. Jubei ti mostra tutto il giardino, e poi torniamo qui quando saremo stanche.. porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi..
 
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CAT_IMG Posted on 28/7/2015, 10:09     +1   -1

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Giglia

Per qualche ragione non le fu difficile immaginare Jubei cadere nella vasca, anche perché in passetto capitò anche a lei qualcosa di simile, ma nelle acque gelide ma basse di un ruscello, stette con la febbre per una settimana.
Annuì e si alzò anche lei accettando la mano di Jubei, si pulì alla meglio le gambe ed era pronta per esplorare il giardino. Sinceramente non avrebbe mai pensato che un giardino si potesse esplolirare, ma infondo non era mai stata in un giardino botanico, per lei era come stare in uno zoo, con tanti animali strani e sconosciuti da vedere. Era anche in compagnia, non poteva non essere felice.
<< È bellissimo quest... >> Di nuovo si era lasciata andare alla spontaneità e ciò la portò inevitabilmente e inconsciamente a parlare o almeno a provarci. Si bloccò non appena si rese conto della sua intenzione e che dalle labbra che si muovano appena non usciva suono, come guardare la bocca di un pesciolino. Abbassò lo sguardo prima rivolto verso Jubei, il volto divenne porpora per l'imbarazzo. Inutile dire che odiava non poter parlare, ma odiava ancora di più quando ci provava davanti a qualcuno finendo così. Davanti a Jubei poi sembrava ancora più imbarazzata del solito, voleva scomparire, sapeva che non era problema per Jubei ma era preoccupata comunque per ciò che potesse pensare di lei, di nuovo il solo dubbio era abbastanza per imbarazzarla al punto da dimenticarsi del resto. Eppure credeva di aver "imparato" a sopprimere l'impulso a parlare, a stare zitta, ancora una volta si chiese arrabbiata con se stessa perché ora non riuscisse più a controllarsi, voleva solo essere normale difronte a Jubei, non doveva essere così difficile.
Velocemente prese il cellulare, scrisse frettolosamente " Scusa. Possiao andare" Sbagliando anche una parola.
 
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CAT_IMG Posted on 10/8/2015, 14:56     +1   -1


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Jubei

si accigliò un secondo, alla vista delle labbra di Giglia muoversi, ma non sentendo alcun suono, e l'immediata reazione di imbarazzao che ne seguì, ma non tanto per la causa, raramente Jubei si faceva tante domande a cui sapeva già che non aveva la risposta, di conseguenza, ciò che la incuriosiva era proprio vedere come Giglia si sentisse quasi colpevole di non riuscire a parlare. fece un "oh" istintivo, nado dallo stupore del momento, ma immediatamente, il cellulare di Giglia la riportò tra i terrestri, e subito tornò serena e allegra, annuendo con forza e, impulso del momento, corse dietro alla ragazza, le mise le mani sulle spalle, a mo di trenino, e la guidò così, in modo da farle vedere ogni pianta che si ricordava. benchè Jubei era parecchio svampita, la sua memoria era comunque di ferro, e ricordava quasi tutti i nomi delle piante che erano li, e a cosa servivano. inoltre spiegò anche di quello che era la forma del giardino se lo guardiamo dal tetto dell'ospedale, il giarndino sembra un enorme occhio, con la vasca che fa da iride, arbusti per il bianco, e alberi per ciglia e sopracciglia. aveva ripreso la sua aria da "prof", le piaceva molto impersonare un'insegnante.. e la disposizione delle piante è tale che durante tutto il giorno, vi sono sempre zone completamente all'ombra, e altre al sole. in modo che ognuno sta dove preferisce, e sia d'inverso che d'estate si può sembra stare bene- era partita in quarta, passando poi a spiegare ogni pianta che vedevano, di alcune poi staccò alcune foglie, facendone sentire il profumo alla sua compagna. la cosa che invece non era scontata, erano le dimensioni del giardino. infatti, complice la lentezza di Jubei, e la grandezza del parco, arrivarono a pomeriggio inoltrato dall'altro lato della vasca dei pesci. avevano percorso solo metà della strada che intendevano fare... vuoi riposarti un po' o continuiamo? chiese..
 
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CAT_IMG Posted on 12/8/2015, 22:00     +1   -1

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Giglia

Jubei la riprese sotto la sua ala entusiasta e affettuosa, ci mise poco a contaggiarla e a farle godere appieno quel giardino segreto. Dietro Jubei perse la cognizione del tempo e, senza pensarci, sperimentò che le parole non erano poi essenziali per divertirsi con qualcuno. La passione che sembravono avere in comune per la natura aiutò molto, ma era il carattere di Jubei ad essere perfetto per lei. Anche quando poteva parlare Giglia era di poche parole, ascoltava molto e, di conseguenza, quando apriva bocca diceva cose giuste. Rimase ad ascoltare jubei fino a che non le chiese se inteddesse riposare.
Prese il cellulare per rispondere e vi notò due chiamate senza risposta, siccome l'aveva messo in vibrazione non l'aveva proprio sentito.
Scrisse a Jubei che richiamava un attimo sua madre per poi voltarsi appena.
La chiamata fu a senso unico con la madre che le disse che l'aspettava in camera e di non tardare. Non poteva rifiutate nemmeno se l'avesse voluto.
Attaccò e scrisse a jubei: " devo tornare in camera, c'è mia madre che mi aspetta. Se vuoi puoi venire con me. "
 
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CAT_IMG Posted on 30/8/2015, 08:14     +1   -1


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Jubei

La risposta fu quasi banale, un cenno d'assenso che scosse capelli e nastrini ovunque, e l'immediata partenza di Jubei, dopo aver preso la mano di Giglia, verso la stanza di quest'ultima. Mentre attraversavano a ritroso i corridoi, alcuni pensieri si fecero strada nella mente di Jubei: dubitava fortemente della presenza di un medico. Qualsiasi di loro l'avrebbe avvisata sul cerca persone di cui era dotata, se era qualcosa di urgente. Quindi molto probabilmente, era la madre da sola che era venuta a trovare la figlia.. Ma a quel punto, la sua mente le scagliò una fitta di dolore.. Vi era qualcosa nei suoi ricordi sopiti, e a quanto pare non era ancora ora che lei lo ricordasse.. Si porto una mano alla testa, sussurrando un Ahi! quasi impercettibile, ma riuscì a non fermarsi. La sua curiosità era comunque troppo forte: Yuricchi... Come ci si sente, cosa si prova ad avere una mamma? Non lo disse tristemente, ma con il solito tono curioso e gioviale che aveva sempre.. Forse, non aver mai avuto quel tipo di relazione, non le da la nostalgia che chiunque altro avrebbe...
 
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CAT_IMG Posted on 30/8/2015, 12:43     +1   -1

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Giglia

La domanda in corsa la lasciò "senza parole", sia perché era sorpresa sia perché non era facile dare una risposte veloce. Non ci aveva mai pensato, era una delle tante cose che si danno per scontato, a cui si è abituati e non gli si dà poi tanta attenzione. Forse era orfana o forse non ricordava nemmeno i genitori, si sentì triste per lei. Non amava la sua vita ma vivere in un ospedale senza ricordi né genitori doveva essere peggio; scosse leggermente la testa, era stupido paragonare qualcosa come la vita. Alzò lo sguardo verso Jubei, non sembrava triste o malinconica né fuori né dentro, per quanto in quel poco tempo assieme ha avuto modo di capire.
Non poteva risponderle a parole, cacciare il cellulare e scrivere sarebbe stato complicato così lasciò la mano di Jubei e scattò avanti. Aiutata dai suoi capelli bianco puro e la pelle chiara le sorrise luminosa, un sorriso spontaneo per cui non dovette sforzarsi, sortole con naturalezza sulle labbra di solito immobili. Riprese la mano di Jubei, intrecciando le dite alle sue e cominciò lei a portarla mano nella mano fino alla propria stanza. Ovviamente correndo, Jubei le aveva ricordato quanto le piaceva correre in giro spensierata.
Fortunatamente ricordava la strada e giunte in camera una signora l'attendeva seduta accanto al letto vuoto. La dona si alzò, con lei il tempo era stato molto gentile infatti la mamma sembrava poco più di un adolescente con lunghi capelli neri e prosperi seni. Vedendo le due ragazza entrare rimase sorpresa, già era strano che Giglia girovagasse nell'ospedale ma proprio non si aspettava di vederla tornare in compagnia.
<< Giglia... dove sei stata? Ero preoccupata, e la signorina? È tua amica ? >> la voce era calma e fu seguita da un sorriso gentile rivolto a Jubei. Vista la sua condizione Giglia aveva imparato a capire quando la mamma voleva una risposta e quando invece la domanda era "retorica". Infatti non rispose alla prima e la seconda era praticamente una domanda indiretta a Jubei.
 
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CAT_IMG Posted on 30/8/2015, 14:41     +1   -1


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Jubei

Non ottenne immediata risposta, ma la reazione di Giglia la stupì, ma di felicità. Era forse la prima volta che la vedeva correre senza pensieri. Si lasciò guidare, ridacchiando come una pazza anche lei. In breve raggiunsero di nuovo la stanza di Giglia, dove una donna, ancora bella e giovane, iniziò a parlare a ripetizione alla figlia, fino a che effettivamente chiese chi fosse lei, Jubei. Ovviamente non si fece aspettare, ed con la voce allegra Jubei si chiama la ragazza che ha portato a spasso Yuricchi. Non si diede pensiero di spiegare chi fosse effettivamente Yuricchi Ecco, anche Jubei è in ospedale come paziente, ma in realtà..... Dilungò l'ultima parola mettendo un dito sulle labbra e alzando gli occhi, con fare pensoso..Jubei é la mascotte dell'ospedale.. Esclamò tutta felice. Poi fece un passo avanti, avvicinandosi alla donna, guardandola molto attentamente, osservando e soprattutto il volto, e la conformazione del corpo, notando le generose forme che la natura le aveva donato.. Poi guardo bene Giglia.. In effetti qualcosa non le tornava.. Vero, Il colore dei capelli era diverso, e il fisico era molto minuto, ma sapeva anche che era molto giovane.. Jubei era svampita ma non ignorante.. Ma un lampo le attraversò la mente: Yuricchi! Questa signora ti assomiglia! Quindi.. È lei tua mamma? Chiese allegramente..
 
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CAT_IMG Posted on 30/8/2015, 19:42     +1   -1

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Giglia

Giglia annuì, per qualche ragione imbarazzata ora che con loro c'era anche la mamma. Quest'ultima osservò divertita Jubei e incoraggiata dalla sua innocenza le carezzò gentilmente i capelli acconciati << Non sapevo ci fosse una mascotte così carina. Anche se non mi somiglia molto sono la mamma di Giglia, in effetti lei è tutta sua nonna, nelle foto è identica a lei >> albinismo compreso. La mamma si abbassò un po' per raggiungere il volto di Jubei, era diversi centimetri più alta << Ti ringrazio per esserti presa cura della mia piccola, è una brava ragazza ma è una timidona >> L'imbarazzo di Giglia crebbe a dismisura, ma sopportò in silenzio.
La mamma si rivolse alla figlia, le chiese se avesse mangiato e se stesse bene. Le riferì che aveva parlato col medico e che la mattina di dopodomani poteva essere dimessa se gli esami fossero stati nella norma. A quella notizia gli occhi cremisi di Giilia caddero per un attimo su Jubei, come se avesse appena realizzato che in quell'ospedale doveva essere solo di passaggio.
<< Non preoccuparti non sarà mica un addio. >> Senza darlo troppo a vedere la donna stava pensando alla nuova amica della figlia, di certo era insolito essere la mascotte di un ospedale, non riusciva a capire che volesse dire. Lavorava li? Poco probabile, doveva essere una degente anche se non sembrava affatto malata anzi, sprizzava vitalità da tutti i pori comparata a Giglia. A renderla più interessante poi era proprio il fatto che sembrava aver legato con la figlia, in tre anni l'aveva davvero vista pochissimo persino rivolgersi a uno sconosciuto figurarsi una nuova conoscenza.
<< L'ospedale è vicino casa nostra, quando sarà potrai venire ogni volta che vorrai. >>
Giglia annuì, non avrebbe mai pensato di ritrovarsi a desiderare di rimanere in un ospedale più del dovuto.
 
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CAT_IMG Posted on 7/9/2015, 13:13     +1   -1


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Jubei

inclinò la testa di lato, sbattendo gli occhioni con aria assorta. appena sentì le parole della signora, la mamma di Giglia, che la figlia sarebbe stata dimessa in 48 ore o giù di li, Jubei immediatamente fece le sue felicitazioni a Giglia, un pochino esagerate, ma assolutamente sincere. non arrivava di certo ad augurare a Giglia di stare di più li con lei. perchè in quel caso voleva dire che non era esattamente tutto a posto.. Jubei è felice che tu torni a casa! incontrò però gli occhi di Giglia e notò che non erano completamente "felici". l'intervento di sua mamma per sembrò far tornare un lampo di speranza, e Jubei sorrise alla signora serto. Jubei ogni qualvolta potrà uscire, verrà a trovarti. certamente non ne potrai più di vedere Jubei gironzolare attorno a te era una promessa che si sarebbero riviste anche dopo che Giglia fosse uscita di ospedale.. alla maniera, come dire, Jubeiana. di contro, era sottinteso nella frase che Jubei non era libera di muoversi fuori dall'ospedale come le paresse e piacesse, quindi sarebbe stato necessario qualche accorgimento.. ma taque su quell'aspetto, glissandolo dietro la sua allegria della pronta dimissione dell'amica. in quel momento un altra vibrazione scosse la ragazza, che con trollò curiosa in tasca: il cercapersone. la volevano in cardiologia. probabile per alcuni prelievi e per controlli.. nulla di trascendentale.. Jubei deve scappare. i nostri esami ci attendono, e il reparto è abbastanza lontano da qui. se vuoi, stasera posso tornare. possiamo cenare insieme ancora alla mensa. ti va? inutile dire che non attese alcuna risposta, e uno svolazzo cremisi fu tutto quello che rimase di Jubei, corsa via verso l'altra ala dell'ospedale.. di nuovo, non ci fece molto caso. stava parlando di un esame di routine, e parlò come se stesse parlando al medico, di conseguenza al plurale...
 
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CAT_IMG Posted on 8/9/2015, 11:45     +1   -1

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Giglia

<< Che ragazza vivace, è da un po' che non vedevo qualcuno così allegro. >> Giglià annui, fissando ancora la porta da cui è fuggita Jubei.
<< Ti ha detto perché è nell'ospedale? >> Mimò con le labbra la risposta, la mamma ormai era diventata esperta nel leggerle << amnesia? povera piccola. >>
Non chiese oltre su Jubei, preparò un po' di frutta e rimase per un po' a fare compagnia alla figlia più silenziosa del solito.
Giglia aveva notato di nuovo il "noi" di Jubei e si rammaricò di non aver chiesto prima in giardino che significasse, anche se poteva essere una brutta domanda da fare. Parlava di se in terza persona, insolito ma non troppo, invece unito al "noi" forse significava qualcosa. Forse era tutto collegato alla sua amnesia o forse ci stava pensando troppo, la mania degli psicologi di analizzarla doveva averla contagiata. Era curiosa, voleva sapere ma non voleva rischiare di offenderla, di allontanare anche di poco l'unica persona che la trattava con affetto e non con pietà, non le importava pensare che Jubei era così gentile con tutti, le piaceva che lo fosse con lei. << Giglia >> si voltò verso la mamma, si era praticamente dimenticata della sua presenza. << io vado, ho delle cose da fare e mangerai in compagnia. Ci vediamo domani ok? >> le diede un bacio sulla fronte << riposati mi raccomando >>.
Si lasciò cadere sul letto e affondare la testa sul cuscino. Era tutto così silenzioso, fermo...noioso, ed era sola da pochi minuti. Si accorse di annoiarsi più di prima che conoscesse Jubei, nemmeno leggere l'aiutava eppure non è che a casa facesse tanto altro.
Rimanendo stesa la camminata della giornata si fece sentire, lasciandola a Morfeo per poco più di un ora. Svegliatosi andò in bagno, iniziò a lavarsi il corpo e i capelli con shampoo e balsamo, indugiando sotto l'acqua della doccia per un po' per poi uscire, infilarsi l'accappatoio rosa da bambina e sedersi sul letto. Iniziò a pettinarsi i capelli che pur bagnati e lunghi fino al fondo schiena rimanevano incredibilmente morbidi e lisci, le setole del pettine gli scorrevano attraverso senza sforzo.
Fin da piccola esasperava i genitori per quanto stesse a lisciarsi,aggiustarsi e pettinarsi i capelli, invece di giocare con le bambole lo faceva con se stessa, sempre però con criterio e attenzione. Il problema era che amava farlo dopo la doccia e prima di vestirsi, così siccome era sola nella stanza e fuori non udiva il minimo rumore si dimenticò di non essere a casa e continuò a pettinarsi seduta sul letto con l'accappatoio chiuso non proprio benissimo, esposta al pericolo che qualcuno ignaro spalancasse la porta della stanza senza bussare.
 
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CAT_IMG Posted on 8/9/2015, 13:32     +1   -1


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e ma così mi inviti a nozze ahahahahahahaha


Jubei

fece una vera e propria volata verso il reparto. arrivata di corsa, il medico già la aspettava, e Jubei non aspettò che le dicesse nulla. saltò sul lettino e si tolse la maglietta, rivelando, strano per una ragazza così ingenua, un intimo parecchio provocante. comunque, un po' la professionalità, un po' la coscienza delle eventuali conseguenze, fece in modo che il corpo atletico e generoso della ragazza ricevesse un'occhiata appena, prima che i sensori e torninali venissero applicati con precisione. Jubei dal canto suo, aspettò pazientemente, anche se, la nuova amica che aveva conosciuta le faceva sperare che tutto finisse abbastanza in fretta. avete corso fino a qui vero..? domanda retorica.. eppure non si direbbe. la preparazione atletica è da invidia ai migliori campioni mondiali.. ma questo non è una novità anche lui usava il plurale. Jubei solo allora fece un sussulto di sorpresa, ricordandosi quei piccoli particolari che fino ad allora le erano sfuggiti.. Jubei.. fece con aria colpevole Jubei ha indicato se stessa al plurale.. al chè il medico fece una risata per sollevarla dal peso della relativa leggera colpa non datevi pensiero. penseranno ad una ripercussione dell'amnesia, quindi è tutto a posto. in quanto medico, anche se non era esattamente il suo campo di competenza, sapeva benissimo dell'esistenza delle personalità multiple, ma quello che aveva Jubei era tutt'altro.. non solo entrambe le personalità erano consce dell'esistenza, entrambe erano simbiotiche, e non parassitarie come lo sono normalmente, ed ancora più strano, parlare con una è come parlare con entrambe, in quanto entrambe posso tenere un discorso con la stessa persona anche passando da Inner a Outer e viceversa. se poi andiamo al metodo con cui questo succede, entriamo nel campo della fantamedicina pura. alcuni l'hanno battezzata in modo poco originale "sindrome di Hulk-Banner". la portà ruppe i pensieri del cardiologo, Jubei era rilassata e in una sorta di meditazione, in modo da non falsare le misurazioni. girando l'occhio, vide che era entrata l'altra dottoressa, oncologa, che avrebbe prelevato un po' di sangue per continuare le analisi. ci volle un'ora buona, prima che il cardiogramma diede un risultato soddisfacente e accurato. si stupì della pazienza che aveva quella ragazza.. la quale, come se leggesse nella mente, si svegliò, notando la seconda dottoressa e smanacciando un saluto semplice ma di affetto sincero. stavolta si sdraiò, era ormai tutto pronto, e la donna prelevò quasi mezzo litro di sangue, che andò a riempire una decina buona di fialette. ora sta buona per un po'. fino a domani avrai comunque dei giramente di testa, e potresti sentiri debole... Jubei sta bene! squittì la ragazza in risposta, facendo sorridere la donna. quasi un'ora e mezza. il che voleva dire che era ora di cena. gli esami fatti a quell'ora, per Jubei erano l'unico modo per prenderla abbastanza a digiuno. ubbidiente e dolce, solo una cosa la rendeva una monella di prim'ordine: il cibo. inutile chiederle di restare a digiuno. non lo avrebbe fatto. quindi, dovevano aggirare il problema prendendola prima dei pasti.. quand'è che vi siete scambiate l'ultima volta? una domanda abbastanza frequente...

i passi risuonavano attutiti e puliti. ma non ce ne sarebbe avuto alcun bisogno. le persone che lo vedevano non potevano farsi una brutta idea. bel vestito, curato e alla moda. aveva già controllato nella camera che doveva andare. vuota. sospirò. gli era stato detto qualcosa di sbagliato. qualcuno, avrebbe pagato. un vecchietto gli attraversò la strada. aveva quelle stampelle a quattro gambe, che si tenevano tipo carrello da spesa Nonno, dove posso trovare Jubei? nella sua stanza non c'è.. sono un suo zio, e ho saputo che è qui da un po', ma non la vedo.. il nonnino si girò Jubei.. ah.. la dolce Jubei.. inutile cercarla nella sua stanza. dovreste rovistare l'intero ospedale se volete andare a colpo sicuro senza saperlo il nonnino aveva "centrato" la questione.. ma se provate la stanza li in fondo a destra, qualcuno dice che oggi è stata per molto tempo li.. grazie Nonnino.. salutamela quando la vedi.. non manchrò.. eccome se non mancherà. sarà il suo ultimo saluto che riceverà...

quand'è che vi siete scambiate l'ultima volta? Jubei non rispose. e la felicità e consueta allegria svanì tutto d'un tratto. mosse di scatto la testa verso l'altra ala dell'ospedale. verso quella camera. scese dal lettino, attraversando i pochi metri rapidamente. aprì la porta, quasi cautamente, diede un'occhiata, Ora.... l'eco della sua ultima parola, e contemporaneamente la risposta alla domanda fatta dal medico, non erano ancora svanite che la ragazza era sparita alla loro vista. i due si guardarono come due bacucchi. ma immediatamente si ripresero. il medico prese il cercapersone, richiedendo immediatamente siuto alla sicurezza, mentre la donna parlava all'interfono. fate seguire Jubei. non ostacolatela. entrate in azione solo quando ha finito. si guardarono nuovamente. pochissimi medici sapevano della condizione speciale di Jubei. tutti gli altri sapevano della amnesia, e di un certo problema alle vie aeree che le impediva di lasciare l'ospedale.. tenere segreta una personalità come quella era impossibile.. scossero il capo. era tutto nelle mani di Jubei..

la porta era socchiusa, e non fece rumore quando venne aperta. al primo colpo d'occhio, notò subito la ragazza voltata di schiena. ma non corrispondeva al suo bersaglio. però il suo istinto gli diceva che era vicino.. molto vicino.. come un gatto, si avvicinò, il baluginio nella mano destra rivelò un coltello da combattimento. afferrò la ragazza con la sinistra, bloccandola, con la destra le mostrò il coltello. sta buona e non urlare. o farai conoscenza con il mio amico. una profonda.. conoscenza.. sottindendo che sarebbe stata la sua gola a fare quel tipo di spiacevole incontro.. devi solo fare que.... non finì la frase.. d'istinto fece per colpire, ma nemmeno il braccio rispose. una sottile corda rossa lera legata attorno al polso ma quando..? ma quello che era peggio, anche il suo collo era stato legato, e poteva percepire l'impossibilità di respirare farsi sempre più opprimente. istintivamente portò la sinistra al collo, laciando la presa sulla ragazza. in quell'istante venne trascinato indietro, a terra. chi lo affrontava sapeva il fatto suo. smuovere 100 kg di puri muscoli non era un'impresa da tutti... cercò di tagliare la corda con il coltello, ma uno schiocco e un dolore acuto indicarono che il polso era stato slogato.. cercò di urlare, ma solo un mugugno senza senso ne uscì, e dopo cadde di schiena per terra, tagliandoli quel poco di respiro che ancora aveva. cercò immediatamente di rialzarso, ma un piede lo colpì dritto alla cassa toracica. tre, no quattro costole furono immediatamente rotte, altrettanto incrinate. il combattimento era finito ancora prima di iniziare. non ci provare. la voce, bassa e minacciosa, aveva solo in fondo in fondo un ricordo di quella dolce e gioiosa di prima. Jubei si avvicinò a Giglia, lasciando l'uomo privo di sensi alla mercè della sicurezza. le prese la testa tra le mani, avvicinandosi tantissimo, gli occhi ambrati e preoccupati che scandagliavano tutta la pelle visibile stai bene? sei ferita? la voce era bassa e decisa, ma era udibile la preoccupazione e la "dolcezza" che comunque rendevano Jubei sempre Jubei... la abbracciò. ignorando tutto il resto, mormorando continuamente Scusa.. Scusa.. Scusa...

Edited by Fallen Angel - 8/9/2015, 15:26
 
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CAT_IMG Posted on 8/9/2015, 23:11     +1   -1

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Hai un' idea di nozze un po' violenta a quanto vedo XD


Giglia

Era con la testa fra le nuvole quando fu bloccata e minacciata con una lama al collo. Rimase paralizzata dal terrore, non aveva mai vissuto un esperienza simile, le parole dell'assalitore le sibilarono nella testa come sonagli di serpente. Nemmeno se avesse avuto ancora la voce avrebbe urlato, era impietrita dal suo riflesso sul coltello. La paura di morire le stritolava il respiro e il battito, provocandole un forte dolore nel petto che al momento era l'ultmio dei suoi pensieri.
All'improvviso sentì il peso dell'uomo svanire, si voltò di scattò con gli occhi spalancati e ogni muscolo ora contratto dall'immande dose di adrenalina dentro di lei. Riconobbe Jubei, i rantoli dell'aggressore e la pestata finale. L'uomo era a terra, agenti entrarono nella stanza e l'amica si avvicinò a lei, tutto divenne ovattato, i rumori si attenuavano e la vista si sfocava. Non capì le parole di Jubei, a stento riuscì a incrociare lo sguardo con lei. In pochi istanti era inizato e finito tutto ma i suoi respiri ora erano brevi e molto frequenti, il cuore le martellava in petto senza controllo. Dalla frequenza altissima il cuore collassò per un istante facendola svenire, per poi riprendere lentamente il ritmo, unica conseguenza fu lo svenimento per l'immenso spavento. Perse i sensi nell'abbraccio di Jubei, immobile, col respiro ora calmo e la pelle letteralmente sbiancata. Aveva rischiato di morire due volte in nemmeno un minuto.
 
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CAT_IMG Posted on 4/10/2015, 21:11     +1   -1


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Jubei

Inner si accorse immediatamente che la ragazza aveva perso i sensi, e che, escluso un grandissimo shock, stava bene. Sospirò, grata al suo senso del pericolo cosi acuto, che le aveva permesso di sventare quell'aggressione. Era certa che il vero bersaglio fosse lei, ma oltre a quello non sapeva altro. L'aggressore era un professionista. Non avrebbe parlato nemmeno sotto pena capitale. I pensieri che frullavano in testa come un tornado forza 5 d'improvviso si fecero sbiaditi e Man mano poco chiari. Anche lei stava accusando il colpo, e sarebbe caduta sfinita di li a poco. Gli agenti la avvisarono, una volta ripulito il tutto, che due di loro sarebbero stati di guardia fuori dalla porta. Jubei adagio la sua nuova amica sul letto, e infine si accasciò anche lei, seduta, al capezzale della ragazza, perdendo i sensi a sua volta.

si, eccome ahahah. Scusa il ritardo, e la brevità.. ^^
 
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CAT_IMG Posted on 5/10/2015, 08:43     +1   -1

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Figurati, purtroppo anche io spesso sono troppo breve XD


Giglia

Si svegliò di soprassalto, con un brusco respiro e un'espressione spaventata. Si guardò attorno con ancora la pura negli occhi ma non c'era nessuno, era tutto silenzioso e tranquillo.
Dopo tre o quattro respiri si calmò, cominciando a pensare lucidamente. Le minacce, il coltello, la stretta e infine Jubei... era lei quella che aveva visto ? L'aspetto era il suo sicuramente, eppure qualcosa le pareva diverso e non pensava solo a come aveva steso l'uomo armato.
Starnutì, un brivido di freddo le percorse il corpo. Era sera ormai e lei era ancora con l'accappatoio, fortunatamente chiuso abbastanza da non dover sprofondare per la vergogna dato che Jubei stava ai suoi piedi.
Ripensare agli istanti di prima le faceva ancora battere il cuore, non si spiegava cosa fosse successo, ciò che era rimasto era l'incredibile sensazione di stare in pericolo di morte; terrore, eccitazione, ansia non sapeva come descrivere ciò che ricordava.
Gattonò sul letto fino a Jubei, stava dormendo e anche se le dispiaceva svegliarla l'impellenza di chiederle che cosa fosse successo era troppa. Le mosse leggermente il braccio << J...Jubei... >> in quel momento un particolare le passò come un flash davanti agli occhi, erano un paio di iridi color ambra sul viso della sua amica. Era strano,forse era solo uno scherzo della memoria, eppure ne era sicura, le aveva viste.
Non capiva e le domande si affollavano nella testa di Giglia, chi era l'assalitore e perché se l'era presa con lei? Era ancora in pericolo? Tornerà? È stata davvero Jubei a salvarla?
Era preoccupata ma il solo fatto di non essersi risvegliata sola la manteneva calma anzi, il pensiero che vinceva su tutti era sapere proprio su Jubei, di chi fosse la sua salvatrice. Quegli occhi dovevano essere il noi che aveva più volte sentito. Per qualche ragione si sentiva più eccitata che spaventata.

Dimenticavo, non preoccuparti della parola che ha detto Giglia, spiegherò nel prossimo post.


Edited by Giglionero - 5/10/2015, 10:07
 
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CAT_IMG Posted on 10/10/2015, 16:09     +1   -1


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Jubei

passare di nuovo da Inner, la combattente, a Outer, la sbadata, era sempre un'esperienza spossante e che la lasciava senza forze. Infatti cadde in pochi attimi sul letto addormentandosi accanto all'amica. In quei momenti però anche la sua mente diventava più... Libera, e poteva avere quasi una conversazione con se stessa. Ma stavolta, appena Outer vide, nel limbo della sua mente, a meta tra sogno e subconscio, la sua controparte più decisa, semplicemente le si gettò in braccio, facendosi piccola piccola. In quella stanza, per dare una sorta di descrizione del luogo dove erano, bianca e lucente, le loro coscienze reciproche prendevano quasi forma umana. Ovviamente erano completamente nude, del resto, non che avessero molto da nascondere o di cui vergognarsi, condividendo lo stesso corpo, ma anche i contorni della pelle, erano quasi sfumati, come una fotografia sovresposta.. Outer singhiozzava, era spaventata a morte. E Inner, che non si era mai posta il problema, in quanto non aveva quasi mai paura, in quel frangente riuscì a sentire l'emozione che l'altra provava realmente. Abbracciò di rimando se stessa, cercando di confortarla, sussurrando parole che pero non emettevano alcun suono. Allora scopri che bastava pensare e che la loro mente, così in comunicazione in quel momento, faceva da tramite per le loro parole, ed emozioni. Le disse che lei era sempre li a vegliarla, pronta ad aiutarla in ogni momento. In qualsiasi caso. Sempre. Percepì del sollievo, anche se comunque la sua metà era spaventata lo stesso. Non seppe dire quanto tempo restarono li. Sempre che li il tempo avesse il benché minimo significato. Solo la percezione di qualcosa, dall'esterno, era Inner quella più recettiva sugli stimoli esterni in quei casi, la portarono a separarsi da Outer. Entrambe erano al corrente che non potevano prevedere se e quando si sarebbero riviste.. Ma per Outer era ora di andare. Su, ti stanno aspettando, le disse, ricevendo un assenso con la testa, notando gli occhi rigati dalle lacrime. Percepiva le lacrime più che vederle. Era come se anche lei stesse piangendo.. Ma non era lei. Tutto divenne sfocato, sempre più luminoso. Non faceva male agli occhi, ma notava che riusciva sempre meno a distinguere la sua controparte. Sia vedendola che con la mente.. La luce divenne totale. Solo allora disse quello che avrebbe voluto sei stata grande bambina mia...!.
e immediatamente divenne buio.
Jubei si sveglio a causa della mano che le afferrava il braccio. Immediatamente ricordo dove fosse e.cosa fosse successo, alzando la testa, e piantando i suoi occhi, blu, in quelli di Giglia. Immediatamente dopo si toccò le guance.. E scopri che stava realmente piangendo.. Il leggero tremore nella mano dell'amica, e all'occhiata nelle condizioni in cui era vestita, la fecero alzare di scatto, cercando, nel frattempo coperta dalla penombra, di asciugarsi il volto. Corse e recuperò una coperta invernale. Calda e pesante. Pero fece anche una cosa molto istintiva. Si tolse la veste, rimanendo in intimo, e si mise a che lei sotto le coperte, stringendo a se la ragazza Jubei ti scalda, cosi non ti ammalerai per colpa sua. c'è da dire che la ragazza era veramente un termosifone vivente, e il calore del suo corpo avrebbe in poco tempo, grazie anche alla coperta , riscaldato l'amica, scongiurando eventuali malanni..

Edited by Fallen Angel - 10/10/2015, 17:32
 
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