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Sappho I

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Ryoda Ushitora
CAT_IMG Posted on 5/9/2009, 14:00     +1   -1




Quella che state per leggere è la mia prima fanfic yuri.
L'opera da cui è tratta è Urusei Yatsura - per chi non lo sapesse, è il primo capolavoro di Rumiko Takahashi ed è conosciuto in Italia col titolo di Lamù, la ragazza dello spazio - ed ha come protagoniste Lamù e la sua amica Benten. Spero che vi piaccia! :occhioni:

Sappho I


"Tesoruccio, sei uno stupido!", borbottò furibonda Lamù mentre tamburellava nervosamente le dita sulla tastiera del computer di bordo della sua navicella. Come al solito, Ataru era riuscito ad eludere la sua affettuosa sorveglianza e al termine di lunghe ricerche, la bella aliena lo aveva ritrovato mentre attaccava bottone con un gruppetto di ragazze nel parco. Vedendo il suo tesoruccio in azione con la bava alla bocca, Lamù lo aveva colpito con una scarica elettrica talmente potente da lasciarlo a terra abbrustolito e fumante come un okonomiyaki[1] appena cucinato e si era diretta verso la sua astronave visibilmente irritata.
Mentre tentava di far sbollire la rabbia, arrivò una videochiamata e il viso familiare di Benten apparve sullo schermo. “Ciao, Lamù!”, la salutò l’aliena. “Come stai?”.
“Potrebbe andare meglio, amica mia”, le rispose Lamù, ancora arrabbiata per colpa di Ataru.
“Il tuo tesoruccio ne ha combinata un’altra delle sue, non è vero?”.
“Esatto! Non passa giorno in cui non mi faccia infuriare per il suo comportamento. Quanto vorrei che la smettesse di fare la figura del dongiovanni da strapazzo…”.
“Quel che ti ci vuole è un giorno di relax su Sappho I!”, esclamò Benten, cercando di risollevare il morale dell’amica.
“Non ho mai sentito parlare di un posto con un nome simile”, rispose Lamù perplessa.
“Sappho I è l’unico satellite del pianeta Lesbos II[2] ed è ricco di sorgenti termali con relativa struttura in cui fare il bagno”, spiegò l’amazzone aliena. “Ti posso garantire che è un posto meraviglioso, ideale per rilassarsi e smaltire lo stress. Ma soprattutto, è un luogo rigorosamente vietato agli uomini!”.
Lamù rimase per qualche istante a valutare la proposta dell’amica e alla fine accettò. Passare una giornata immersa nell’acqua calda di un bagno termale in compagnia di una delle sue migliori amiche le avrebbe sicuramente giovato e fatto momentaneamente dimenticare i suoi guai sentimentali. “D’accordo, ci sto!”, affermò la bella oni con ritrovata vitalità.
“Allora prepara la valigia e raggiungimi a casa mia il più presto possibile. Ti aspetto!”, le disse Benten poco prima di chiudere la chiamata e sparire dallo schermo.

***

“Allora?”, domandò Benten a Lamù dopo essersi sfilata il casco ed aver posato piede su Sappho I. “Non è un posto favoloso?”.
“Hai proprio ragione!”, rispose Lamù, visibilmente felice per aver accettato la proposta dell’amica.
Dopo essere atterrata vicino alla casa di Benten, le due aliene erano ripartite a bordo della moto spaziale della scatenata aliena dai capelli neri - appena tirata a lucido fino a renderla praticamente nuova di zecca - ed erano giunte a destinazione in breve tempo, dopo aver viaggiato nello spazio profondo a velocità supersonica. Non appena furono entrate nell’atmosfera della luna di Lesbos II, Lamù non poté fare a meno di guardare in basso e restare senza fiato alla vista del paesaggio: la superficie di Sappho I era interamente ricoperta da pozze più o meno grandi di acqua calda, costeggiati da una lussureggiante vegetazione. Le colonne di vapore e i suoni emanati dagli uccelli dal piumaggio variopinto caratteristici del posto contribuivano a rendere l’atmosfera ancor più suggestiva. L’unica traccia visibile di una società civilizzata era l’immenso stabilimento termale che si parava davanti agli occhi delle due aliene.
“Ho notato che non c’è anima viva in giro. Come mai?”, chiese Lamù a Benten mentre si dirigevano verso l’entrata della struttura.
“Devi sapere che il pianeta Lesbos II è abitato unicamente da ragazze provenienti dai quattro angoli dell’universo che vi giungono per un periodo di circa nove mesi, nel corso del quale vengono addestrate per diventare delle brave mogli agli ordini di una Grande Sacerdotessa[3]”, spiegò Benten. “Di conseguenza, questa minuscola luna diventa il loro luogo di svago preferito. La proprietaria dello stabilimento è la madre di una mia amica d’infanzia e quando le ho chiesto se potevo venire qui approfittando del fatto che in questo periodo lo stabilimento è chiuso al pubblico in vista dell’arrivo delle novizie, non ha avuto nulla da obiettare”.
“Quindi lo stabilimento è tutto per noi?!”.
“Esattamente!”.
All’ingresso dello stabilimento le due amiche vennero accolte dalla proprietaria, un’aliena in età avanzata dalla bassissima statura che se ne stava appollaiata su un bastone come un corvo sul ramo di un albero. “Vi stavamo aspettando con ansia, ragazze”, disse la donna amichevolmente, con la voce rauca per l’età. “Abbiamo appena preparato la vostra stanza. Seguitemi”.
Lamù e Benten furono condotte nella loro camera e non appena furono lasciate sole, depositarono i bagagli e si diressero verso lo spogliatoio con i loro asciugamani sotto braccio. Una volta entrati nei camerini, Benten iniziò a togliersi gli stivali, ma restò impalata a guardare Lamù mentre si denudava, mostrando in breve tempo le sue forme. L’amazzone aliena la guardò attentamente: i seni formosi, il ventre piatto, la vita stretta, i glutei sodi, le gambe affusolate. Nel vedere quel corpo meraviglioso, la schiena di Benten fu percossa da un brivido di eccitazione e la ragazza faticò non poco per mantenere il controllo.
“C’è qualcosa che non va?”, domandò Lamù vedendo l’amica così stranamente turbata.
“No, va tutto bene!”, mentì Benten mentre finiva di spogliarsi. Completamente nude, le uniche ospiti dello stabilimento termale percossero il lungo corridoio sui cui lati vi erano specchi e rubinetti per lavarsi e in breve si trovarono a mollo nell’acqua calda della sorgente termale.
“Ah, che bello!”, commentò Lamù mentre si godeva in pieno i benefici che l’acqua e il vapore le procuravano.
Benten, al contrario, non spiccicava parola e continuava a fissare in volto l’amica, cercando inutilmente di capire perché si sia eccitata così tanto nel vedere il corpo nudo di Lamù.
“Perché sei così silenziosa?”, le chiese la bella aliena coi cornetti dorati.
“Sai, non capisco proprio perché Ataru continua a sfuggirti. Sei talmente bella...”. Benten si fermò, temendo di aver fatto trafelare ciò che stava provando in quel momento. “... che potresti avere ai tuoi piedi tutti i ragazzi dell’universo”.
“Questo dovresti chiederlo a lui, non a me”.
Vedendo che l’aver nominato il terrestre aveva intristito l’amica, Benten non aprì più bocca e si limitò ad ascoltare il lieve cinguettio degli uccelli, poggiando la schiena sulle rocce che delimitavano lo specchio d’acqua.
Dopo un’ora trascorsa a mollo, Lamù decise di uscire e chiese a Benten di lavarle la schiena. La motociclista spaziale si limitò ad annuire con il capo e anche lei uscì dall’acqua, osservando estasiata Lamù mentre andava a sedersi su uno degli sgabelli posti di fronte agli specchi. Ricacciando ancora una volta a fatica quegli strani pensieri che le dilaniavano la mente, Benten si sedette sulle ginocchia e lavò la schiena dell’amica. Mentre tastava con i palmi delle mani la morbidezza della sua pelle, la ragazza dai capelli corvini fu seriamente tentata dall’idea di palparle i seni, ma per sua fortuna Lamù si alzò di scatto e si versò sulla testa una secchiata di acqua fredda.
“Adesso spetta a me lavarti la schiena!”, disse allegramente all’amica, mentre questa prese il suo posto sullo sgabello. Nel momento in cui Lamù le massaggiava le spalle, Benten fu percossa da impercettibili brividi di piacere, assaporando quella piacevole sensazione che le mani dell’amica le procuravano. Dopo che anche lei si fu sciacquata, le due ragazze si avvolsero nei loro asciugamani e andarono ad asciugarsi e a rivestirsi.
“Sono davvero affamata!”, esclamò Lamù mentre tornava con Benten nella stanza che era stata loro assegnata.
“Allora preparati a gustare le pietanze di questo posto, perché sono veramente squisite!”, le assicurò Benten.
Lasciati i loro stivali fuori dalla porta d’ingresso, gli occhi delle due ragazze si illuminarono nel vedere la tavola imbandita con piatti prelibati a base di pesce. In più, su un lato del tavolo vi era una cassa con numerose bottigliette di sakè. Non appena si sedettero una di fronte all’altra, Benten offrì un bicchierino a Lamù. “Un brindisi!”, esclamò tenendo il braccio alzato.
“Alla nostra salute!”, le disse Lamù di rimando, poco prima di bagnare la gola con il prelibato distillato di riso.
Al termine del pasto regale consumato in allegria, Benten tornò a fissare nuovamente Lamù. Accaldata e rossa in volto per il sakè bevuto, si infiammò nel vedere il volto paonazzo della bella oni e decise di rimuovere qualunque freno inibitorio, dando così soddisfazione alle pulsioni che le martellavano la mente. Decisa a far scoprire all’amica i piaceri della carne, l’aliena dai capelli corvini tirò fuori dall’armadio il futon e lo adagiò sul tatami[4]. Dopodiché, si sedette su di esso e invitò l’amica a sdraiarsi battendo la mano sulla fodera del letto.
Senza ribattere, Lamù si alzò a fatica in piedi e si distese accanto all’amica.
Senza alcun preavviso, Benten si posò sopra di lei e mentre la bloccava per i polsi, la baciò con ardore, sfiorando con la lingua i suoi canini aguzzi.
Dopo una prima, effimera resistenza, Lamù assecondò il passionale trasporto dell’amica e si liberò della sua morsa, posando le mani sulle sue spalle e attirandola ancor di più a sé. Benten si staccò a malincuore dalle sue labbra e iniziò a baciarle il collo, lasciando alla base una marcata macchia rossa.
“Benten... io...”.
L’amazzone aliena alzò la testa per guardarla meglio e sorrise: con le guance purpuree, il corpo caldo e il respiro affannoso le apparve bellissima e più che mai desiderabile. “Che cosa c’è?”, le chiese con dolcezza.
“Io... non avrei mai... immaginato che potesse... essere così... così... bello far l’amore con te!”.
Benten non rispose e si liberò della catenella che usava come fermaglio, lasciando cadere sulla schiena e sulle spalle la lunga chioma corvina con aggraziati movimenti del capo. Poi si tolse anche il fastidioso reggiseno metallico di colore rosso con relativa catena a tracolla, che caddero a terra con un netto clangore. Lamù volle ricambiarle il favore e si slacciò anch’essa il reggiseno tigrato, scoprendo ancora una volta agli occhi ardenti di desiderio dell’amica d’infanzia i suoi seni prosperosi.
Benten posò le mani su quelle magnifiche rotondità e iniziò a massaggiarle, procurando a Lamù brividi di puro piacere. Poi posò la bocca sul capezzolo destro, turgido e affilato come la punta metallica di una freccia, succhiandolo e mordendolo delicatamente. Mentre la bella oni cominciava ad emettere i primi mugugni, Benten scese più in basso, lasciando piccoli baci sul ventre e dedicandosi poi all’ombelico, leccandolo e insinuandovi la lingua all’interno, mentre con le mani palpava i sodi glutei, ancora coperti dallo slip tigrato.
Benten si fermò nuovamente per poi denudare completamente Lamù e aprirle con decisione le cosce. Alla vista del monte di Venere ricoperto da una sottile striscia di peluria color verde acqua e della palpitante femminilità sottostante, Benten si eccitò incredibilmente e iniziò a marchiarle entrambe le cosce con le labbra, mentre Lamù emanava gemiti di piacere via via sempre più acuti.
Una volta inspirata a pieni polmoni l’essenza afrodisiaca emanata dal suo sesso, Benten iniziò a sfiorare con la lingua le grandi labbra per poi muoversi sempre più velocemente dentro di lei, cominciando a succhiarle avidamente il clitoride.
Raggiunto l’orgasmo, Lamù lanciò un gridolino strozzato e il suo candido fluido finì col bagnare la bocca di Benten, la quale godette appieno del suo sapore lievemente acidulo.
Con le labbra impregnate dell’essenza della compagna, Benten si alzò sulle ginocchia per guardarla meglio: i suoi splendidi occhi azzurri erano coperti da un velo di lacrime, ma sembrava che Lamù non fosse pienamente soddisfatta. Infatti attirò l’amica a sé e la fece sdraiare sulla schiena, posandosi sopra di lei. “Adesso tocca a me!”, disse con decisione.
Dopo aver velocemente leccato entrambi i capezzoli, Lamù privò Benten del suo slip a piastre metalliche di colore nero e iniziò a baciarle il monte di Venere, completamente privo di peluria. Al contrario di quanto aveva fatto la partner in precedenza, Lamù arrivò a leccarle il clitoride fin da subito e quando arrivò a pungerlo con uno dei suoi canini appuntiti, Benten raggiunse anch’essa l’orgasmo, consentendo così a Lamù di bagnarsi la gola con il suo caldo nettare candido.
Ormai stremate e soddisfatte, le due aliene si sdraiarono sul futon, ricoprirono i loro corpi grondanti di sudore con il lenzuolo e si fissarono l’una negli occhi dell’altra fino ad addormentarsi, mentre fuori dalla loro stanza l’intero satellite di Lesbos II era piombato nel più totale silenzio.

Fine

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[1] Pietanza giapponese che unisce foglie di cavolo con un impasto formato da acqua, farina e uova. Il tutto viene cotto e fornisce la base alla quale verranno poi aggiunti altri ingredienti.
[2] Per i nomi del pianeta e del suo satellite mi sono ispirato all’isola greca di Lesbo e alla poetessa Saffo, nata sull’isola intorno al 640 a.C. e considerata una dei maggiori poeti lirici greci.
[3] Secondo le fonti, la poetessa Saffo fondò nell’isola di Lesbo un tìaso (associazione di carattere prevalentemente religioso dell’antica Grecia) legato al culto di Afrodite. Sull’isola venivano mandate ragazze di famiglie facoltose per essere preparate al matrimonio mediante l’apprendimento delle arti della danza, del canto e della ricerca della bellezza, della raffinatezza e dell’amore, sotto la guida della poetessa stessa.
[4] Tradizionale pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di riso intrecciata e pressata.

Edited by Shizuma93 - 30/12/2014, 19:38
 
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devilurd
CAT_IMG Posted on 6/9/2009, 21:56     +1   -1




Wow, ottima descrizione e bellissima storia^O^
 
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Hilaria
CAT_IMG Posted on 5/2/2010, 11:04     +1   -1




sì, bella, ma....è finita così??? cioè, erano tutt'e due mezze andate, e poi ad un'aliena non piaceva ataru??
...finisce così?.... :huh:
 
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My World Is Music….
CAT_IMG Posted on 13/5/2010, 20:32     +1   -1




Bellissimaaaaaa....Complimenti....
 
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~*Mary
CAT_IMG Posted on 13/7/2010, 21:37     +1   -1




bella e poi è davvero ben scritta ^^
 
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4 replies since 5/9/2009, 14:00   874 views
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