Il locale appare in penombra, mobili e pareti in legno scuro, forse mogano, tetti bassi verde acceso. Non è troppo grande e sembra perennemente immerso in una leggera nebbiolina che non è altro che fumo di sigarette, sigari, pipe e qualsivoglia. Nell'aria si percepisce l'odore dell'alcool, i tavoli non sono molti, ma comunque forse troppi per lo spazio non troppo grande.
Al centro un grande bancone con moltissimi alcolici alle spalle del barista, sovrastato da un enorme trifoglio verde speranza. Il bancone è anch'esso in legno scuro, ma ricoperto da adesivi di trifogli, di folletti e di marche di birra.
Il soffitto s'intravede appena perchè ricoperto da bandiere di vari stati e nazioni e al centro esatto della sala vi è quella Irlandese.
In un angolo della sala una statua formato naturale di un folletto dalla barba e i capelli rossi, sorridente, con accanto un enorme paiolo dorato.
Su una parete, la più vicina all'entrata, c'è un enorme parete nera, una lavagna, con scritti sopra a carattere cubitali a gesso bianco il menù di cibo e bevande, con molte offerte speciali sulle birre.
Il locale può sembrare a primo impatto lugubre o incredibilmente kitsch, ma tutte le decorazioni sulle pareti che ritraggono scogliere, chiese, monumenti, paesetti irlandesi incutono una certa tranquillità nell'osservatore e il clima all'interno è allegro, tutti sembrano socievole e una musica a volume non troppo alto, nè troppo basso, è trasmessa continuamente: un misto tra rock e antiche ballate celtiche.
ArhalEntrai nel locale, quasi baldanzosa, molto sorridente. Adoravo quel posto, mi ricordava davvero l'Irlanda e il buon cuore degli Irlandesi.
Non ero sicura rientrasse nei gusti di Canaan, ma in ogni caso le avrebbe risollevato l'umore.
Mi voltai verso di lei, come per essere sicura che mi seguisse, e la invitai ad entrare, sorridendo incoraggiante, reggondole la porta aperta.