Sasha ElliotUn'altra mattina era iniziata per Sasha, un'altra giornata caratterizzata da stanchezza, infatti ormai da qualche tempo soffriva di un'insonnia irritante, che non la faceva dormire in alcun modo. Nelle notti in cui riusciva a riposare di più, dormiva soltanto qualche ora. Aveva provato a prendere qualche specie di sonnifero naturale, d'altronde non aveva nessunissima intenzione di andare da un dottore, ma ovviamente non le avevo dato alcun sollievo.
Anche quella notte fortunatamente era passata ed era comunque riuscita a dormire più di quanto si sarebbe aspettata, ma non poté evitare di alzarsi molto presto. Guardando l'orologio che segnava le 5:30, dopo essersi rigirata un paio di volte, fece un espressione mista fra disperazione e rassegnazione, passandosi le mani sul volto e sfregandosi gli occhi, segnate da occhiaie che nonostante tutto non erano esageratamente marcate.
Decise allora di alzarsi, con calma dal letto matrimoniale, per dirigersi direttamente in bagno: aveva bisogno di una doccia. Arrivata in bagno, si diresse verso la doccia, non senza darsi prima un fugace sguardo al volto attraverso lo specchio, un volto stanco, e gli occhi rossi, questa volta di un rosso cupo, che davano al suo viso un tratto quasi inquietante, in contrasto in modo innaturale con la sua pelle, così bianca e candida.
Dopo essersi fatta la doccia ed essersi vestita, con i suoi soliti vestiti neri, l'unico colore che compariva nel suo armadio, interrotto occasionalmente da qualche sprazzo di bianco qua e là appartenente a delle magliette, si sistemò i capelli, semplicemente buttandoli tutti da una parte e lasciando l'altra metà del capo rasato, scoperto.
Aveva fame, questo era stato il suo secondo pensiero, il primo era stato quello di dover trascinarsi in bagno per una doccia, ma non aveva voglia di cucinare, inoltre voleva prendere un po' d'aria.
Il primo posto che le venne in mente in cui poteva andare era la piccola caffetteria, che si trovava non troppo lontana dal suo appartamento e che avrebbe potuto raggiungere a piedi. Non era la prima volta che ci andava, e non le era dispiaciuto per niente soprattutto perché non era un posto molto affollato, almeno quando andava lei, e poi era aperto 24 ore su 24. Le era capitato di ritrovarsi lì anche in piena notte, quando le sue crisi d'insonnia erano davvero insopportabili e lì era riuscita a trovare un po' di tranquillità e serenità, molto più che nel suo letto rigirandosi tra le lenzuola cercando e aspettando che Morfeo l'accogliesse tra sue braccia, davanti ad una tazza di camomilla o molte volte anche di birra. Un posto tranquillo a cui sarebbe andata a fare visita ancora una volta.
Prese e indossò il suo cappotto, rigorosamente nero. Fuori non faceva troppo freddo ma neanche così caldo da uscire indossando soltanto una maglietta.
Dopo circa 10-15 minuti di passeggiata, in cui respiro quell'aria fresca di cui aveva bisogno, Sasha arrivò alla meta: era praticamente vuoto a quell'ora come si aspettava e sperava, d'altronde non le piaceva la confusione e tanto meno i posti affollati.
Entrò nella caffetteria, si diresse verso il bancone principale, ordinò una tazza di caffè rigorosamente nero anche quello, senza zucchero, ne latte, ne miele, puro e semplice caffè, amaro e forte. Andò a sedersi poi ad un tavolino abbastanza isolato e vicino alla finestra. Seduta, aspettava la sua bevanda osservando fuori dal locale, fissando un punto vuoto e indefinito di ciò che si trovava fuori. Concentrata sulla città, ancora spenta, a parte qualche macchina, i lampioni accesi, che illuminavano la strada, e il buio, che nonostante la luce, ancora prevaleva.