| Mariah Hayama
"Tengiou Misaki. Tengiou Misaki. Tengiou Misaki". Quelle poche sillabe risuonavano ripetitive nella sua mente e ne tracciava il percorso con ossessione, muovendo la lingua sul palato, sui denti, o facendo incontrare le labbra. La dolce melodia che ne derivava fu la prima cosa che colpì Mariah di una di quelle giovani ragazze. La prescelta si alzò dalla sedia prontamente dopo essere stata chiamata e la professoressa constatò che la bellezza non stava solo nel nome, ma anche nella sua proprietaria, che l'altra fissava visibilmente incuriosita. "Ho trovato la persona giusta", il pensiero arrivò come un lampo che le attraversava il corpo trapassandola con scosse elettriche, le stesse che conosceva bene e che aveva già provato in altre occasioni. Fu inconscio, automatico, ma se ne convinse sempre di più sentendola parlare. Quel tono di voce serio e quasi offeso, quello sguardo che ostentava decisione, ma che nascondeva anche una certa emozione. Fu soprattutto questo che la risaltò agli occhi di Mariah tra tutte le altre, più dei capelli neri sfilzati né lunghi né corti, più della lunga frangia che le copriva un po' il viso che le donava quel classico tocco da ribelle delle adolescenti della sua età e più della corporatura longilinea, né alta né bassa, né troppo magra e né troppo formosa. Perfetta, nel suo caso. -Sono io. Ho diciassette anni, mi piace fare sport ed essere la migliore in ciò che faccio, perciò non mi piace perdere-, disse Misaki Tengiou. Così, quasi come se volesse sfidarla, dimostrare di essere diversa, di essere migliore degli altri e Mariah accettò la sfida con gusto e piacere. -Davvero? Mi fa piacere. Vedremo quanto il tuo spirito di competizione ti farà andare lontano-, sorrise sarcasticamente parlando in un giapponese perfetto, mentre le veniva vicino e, appoggiando i palmi delle mani al bordo del banco di Misaki, le si fermava a pochi centimetri dal viso. Di solito, quando succedeva una cosa del genere, tutti la giustificavano per l'educazione americana impartitagli dalla madre, e perciò chiudevano un occhio. Era lei che comandava in quella classe, nella sua ora, e pretendeva che chiunque sapesse alla perfezione qual era il suo ruolo e come mantenerlo. Si allontanò da lei e andò avanti senza indugiare oltre. -La prossima è:-, una ad una si alzavano, dicevano cosa c'era da dire e a volte Mariah faceva alcune domande alla quale tutte erano tenute a rispondere, tranne Misaki. A lei non fece alcuna domanda, perché si sarebbe presa dopo con tutta la calma ciò di cui aveva bisogno. Non le staccava gli occhi di dosso, la osservava appena poteva.
Edited by Sui - 1/4/2013, 14:48
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