| Hilda
La reazione di Zara, l'averla portata alle lacrime, fu l'esatto motivo per cui ripudiava tanto l'amore, per cui non voleva legarsi a nessuno. Ogni volta che litigava distruggeva tutto, ferendo chi voleva bene quanto più profondo poteva. Ogni volta era come pugnalarsi da sola, aprendo l'ennesimo buco in quel po' di cuore che le era rimasto. Un'altra volta però Zara sembrò compatirla, non c'era ira nelle sue parole, non c'era rabbia nei suoi confronti, solo tanta tristezza. Non ebbe il coraggio di muovere la mano che prima con tanta arroganza aveva sbattuto, non meritava quella carezza, eppure Zara l'aveva accarezzata comunque, nonostante tutte le pesanti parole che aveva riversato su di lei. Forse aveva ragione, forse il dolore di perdere qualcuno di caro come i genitori aveva davvero cambiato Zara, l'aveva resa un persona più forte di quanto lei stessa possa essere. Il canticchiare in russo la smosse dai suoi pensieri, sorprendendola ancora... aveva perso il conto di quanto quella ragazza l'avesse sorpresa in così poche ore insieme. Ben si accorse che la sacca era quasi piena ma non volle interrompere, rimanendo anche lui incantato dalla melodia e soprattutto vedendo lo sguardo che Hilda rivolgeva alle labbra di Zara, uno sguardo umido, amaro ma in qualche modo anche dolce. Lentamente tolse il laccio emostatico dal braccio della ragazza e, attento che non si muovesse, tolse l'ago. Quando Zara smise di cantare Hilda sollevò la manica del camice e della maglia, scoprendo l'avambraccio della mano accarezzata da Zara, la destra. << Due anni fa ebbi un incidente... anzi tentarono di uccidermi, ero in moto, stavamo correndo veloci. Mi spinsero con un auto e caddi sull'asfalto. Qualche giorno dopo mi svegliai in ospedale, tutti mi dissero che era un miracolo se ero sopravvissuta ma presto capii che invece è una maledizione. >> Sulla pelle si vedevano solchi dai bordi frastagliati, chiusi da lembi di pelli visibilmente più tesi del resto, cicatrici scure e permanenti. Una in particolare era la più orrbile di tutte, un taglio che partiva da poco sotto il polso, dal lato del palmo, e per pochi centimetri non arrivava all'altezza del gomito. << Ogni giorno quando mi alzo il primo pensiero va al braccio, al dolore. Avvolte mi sveglio inzuppata di sudore, con fitte fortissime dal braccio, come se qualcuno lo stesse spezzando di nuovo. Altre invece è un dolore che non va via per tutto il giorno, non facendomi così male da gridare ma non alleviandosi quel tanto da farmene dimenticare. Orami non ricordo nemmeno com'era prima, quando non sentivo dolore, persino in questo momento mi fa male, persino ieri mattina, quando eravamo insieme mi faceva male. >> Una lacrima cadde, bagnado la mano di Zara. Il pianto di Hilda però si era fermato. << Non posso capire il tuo dolore, so che è diverso ma... non posso sopportare che qualcosa che mi dà il tormento, che non mi lascia più vivere in pace possa invece aver reso qualcuno... forte come te. >> Non sapeva bene perché le aveva racconto tutto ciò, forse era tutto un macchinoso modo per arrivare a chiedere scusa. << Perciò... mi dispiace averti parlato così... non sei patetica, anzi credo sei la persona più forte che conosca. >> Alle ultime parole un pelo d'imbarazzo si aggiunse, facendole distogliere lo sguardo e arrossire un po' il viso.
|