Sentire il proprio nome pronunciato dalla sua voce le fa provare strane emozioni che nemmeno riesce a spiegarsi in modo razionale. Cercò di non darci troppo peso alla cosa mentre sentiva in lontananza il rumore della pioggia che cade, cavolo proprio quel giorno doveva dimenticarsi di mettere un ombrellino nella tracolla nonostante avesse visto il cielo plumbeo prima di uscire.
Nonostante questi pensieri quell'angelo camuffato in una bellissima donna le porse la propria giacca al di sopra della testa in segno di riparo. -
Grazie... non faccio altro che ripetertelo- le disse sorridendole grata, senza rendersi conto di aver usato del "tu" con la donna.
E di lì a poco accadde tutto, si ritrovarono una folla intorno che le scattava foto e sbraitava in cerca delle attenzioni della donna, istintivamente iniziò a correre come le era stato detto di fare e la seguì finché non arrivarono in un vicolo nel quale sorgeva un maestoso arco. Rebecca era lì da, relativamente, poco e ancora non conosceva molto della città ma soprattutto non conosceva nessuno e avere qualcuno vicino, come Saint Just, era una cosa buona.
Riprese un attimo fiato, per fortuna era allenata e quindi non la ci volle molto, al contrario della compagna di fuga che sembrava faticare a riprendersi.
Quando le mise la fronte sulla spalla, scusandosi, istintivamente le portò una mano sul petto come a volerla calmare con quel semplice gesto. Una volta che ella si rimise in posizione eretta Rebecca non tolse la mano delicata, anzi il suo sguardo era preoccupato nonostante il volto arrossato per le dolci carezze della donna.
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Non devi scusarti, l'importante è che tu stia bene- disse facendo capire a cosa si riferisse.
Si lasciò sfilare la giacca e poi.. Poi il bacio, un semplice bacio sulla fronte, che la fece sorridere come una ebete e allo stesso tempo imbarazzare come una ragazzina alla sua prima cotta.
La seguì con lo sguardo mentre si dirigeva verso la moto e ritornava con un impermeabile per la rossa, si lasciò vestire come una damigella e una volta tirato su il cappuccio avvampò sgranando gli occhi e deglutì a fatica vedendo il suo viso pericolosamente vicino al proprio ma, senza rendersene veramente conto, il suo sguardo si andò a posare su quelle labbra sottili che credeva si sarebbero posate sulle proprie con quel movimento, invece si allontanò e le porse un casco.
Riprese a respirare, non si era nemmeno accorta di aver smesso in quegli istanti, e si mise il casco. Una volta salita in sella circondò la vita della donna andando a posare le mani sul suo ventre poggiando così il proprio petto e la testa sulla sua schiena e questo le provocò un calore diffuso in tutto il corpo.
La strinse, forse, un po' troppo ma per Rebecca era la prima volta su una moto, o forse il motivo era un altro...?